Stasera abbiamo condiviso la lettura del libro “Dio è nato in esilio” di Vintila Horia.

Di seguito il commento di Alicia:

DIO E’ NATO IN ESILIO

Questo libro mi ha reso consapevole di quanto sia stata fortunata a nascere in Europa nel secolo XX e ad aver imparato a leggere , specialmente dopo conoscere tante donne che arrivano dall’Africa e sono analfabete.

Loro non potranno mai scoprire e vivere la bellezza delle parole.

Per me questo libro è pura Bellezza.

PRIMO ANNO

Ovidio e Augusto:

    ” Chiudo gli occhi per vivere. Chiudo gli occhi e uccido. Chiudo gli occhi e vedo. Sono poeta. Lui è solo     imperatore. “

    ” Lui non saprà di queste righe che parlano di un terribile cambiamento. Non saprà ché     favore mi ha reso     facendomi soffrire”

    ” Una notte mi comunicò la sentenza : esiliato a Tomi……………Vagai da una stanza all’altra, andai in giardino,     tornai ,cercai dappertutto qualcosa da portare con me, qualcosa che mi facesse vivere in esilio, un immagine     di Roma e della mia vita passata. Ne trovai due :il focale di Corinna e l’odio per Augusto. Per puro caso,     queste immagini hanno entrambe lo stesso colore “

Ovidio e le donne :  Gaia, Corinna (pag 18 ), Artemide..

Ovidio e Dokia:

    “Molto seria. Come tutti i barbari che non conoscono la raffinatezza del sorriso…”

    “Come amare questo mutismo imbronciato ?  e come non amarlo ? “

    “Sei felice, Dokia? Lei annuì col capo. Non si ha bisogno di tutto ciò che si desidera ,  per essere felici.”

Ovidio e Roma:

    ” Fuggire, ma dove? Soltanto a Roma la vita vale la pena di essere vissuta”

    “Si può vivere ovunque sia possibile accendere il fuoco e scambiare qualche parola. Roma non è che un     capriccio, un puntino, troppo brillante forse, in mezzo alla notte umana. “

Ovidio e la scoperta di sè:

    “Soltanto dopo essere giunto , sradicato dal mio passato, da tutta la falsità che lo pervadeva, ho scoperto me     stesso. Soffro nel trovarmi qui….ma non rimpiangerò mai l’istante in cui mi sono potuto rivolgere liberamente      alla mia anima, senza disgusto, senza paura, senza umiliazione.

    Fu sulle rive dell’ Eusino, le cui acque talvolta sembrano nere, come se la notte avesse lì la sua culla, che ho     cominciato ad essere uomo.”

SECONDO ANNO

I suoni di Tomi :

    “Ci sono uccelli più tragici di quesi gabbiani dal volo armonioso, dal grido che strazia l’anima, come se     annunciasse un disastro, come se volesse resuscitare il ricordo di un’altra vita consacrata ai delitti più     orrendi?……….Si librano sulle ali e lanciano il loro grido acuto nella tempesta, come se volessero liberarsi dal     peso del loro passato “.

L’illusione quotidiana che occulta la consapevolezza della morte (pag 39 ):

    Seluro davanti al Foro scaglia della sabbia negli occhi delle belve. Dokia è la sabbia negli occhi del  destino     mortale di Ovidio. (pag 40-41)

Onorio e la sua trasformazione verso l’Impero :

    “Bisogna essere un incosciente  o un privilegiato del regime, per non desiderare un cambiamento”

Erimone ,compagno durante l’assedio, cerca un’ amante giovane

    “Ho bisogno di amore per dimenticare la vecchiaia che si avvicina, la morte, il mio aspetto, il mio presente, il     mio passato , la stupidità di questa vita che mi sono fatto da me , giorno dopo giorno “

La guerra secondo Dizzace, padre di Dokia e la riflessione di Ovidio

    “Si potrebbe vivere in pace, se non si avesse paura gli uni degli altri. La paura ci fa parlare lingue differenti.     Così la vita diventa una guerra senza fine, è guerra ogni giorno di più. Si fabbricano armi, invece di inventare     parole di pace. Tu che lavori le parole, come io lavoro la terra, perché non inventi la parola di pace? “

    “Ci sono uomini come me che muoiono di fame ma, ancora prima di ascoltarli, noi li abbiamo ricevuti con le     frecce, dietro le porte chiuse….Loro non hanno saputo parlarci e noi non abbiamo saputo ascoltarli.”

TERZO ANNO

Lidya  e la passione di un’estate:

    “…..si sedete piano sulle mie ginocchia. Non aveva peso ma le sue labbra mi colmarono di lei con una violenza     che cancellò il tempo e la tristezza come una meravigliosa tempesta. Avevo  dimenticato che la vita senza     amore non ha senso e che tutte le filosofie del mondo e tutti i dolori possono scomparire con un bacio”

Mucaporo il disertore:

    “…..sentivo davanti a quel fuoco, davanti a quella rozza capanna, davanti a quella terra     delimitata a est dal     mare, a ovest dal lago, che quell’uomo non era degno di ammirazione solo per essersi trasformato e aver     incontrato la pace, ma soprattutto per aver scoperto una nuova possibilità umana”.(pag 70)

    ” ha abbandonato tutto per stabilirsi qui, in questo deserto inospitale, per non essere obbligato a uccidere e     per sentirsi padrone dei suoi giorni e delle sue notti”

    “…..Ma sento allo stesso tempo, che tutto ciò che accade intorno a me , questa  migrazione di <disertori> non     è altro che un’attesa senza nome e senza volto.

    …tutto quello che accade in questo instante nel mondo è nient’altro che una preparazione per una nuova     metamorfosi dell’uomo”. (pag 71)

Ovidio  e le sue ore da soldato a Tomi:

    “Il mare e la terra non sono a misura d’uomo. Sembrano cose troppo grandi e pericolose  mentre una forza     sconosciuta, scaturita dall’ignoto, avanza al galoppo verso di noi. A Roma ci si dimentica questo perché     nessun pericolo è imminente e perché si vive fuori dalla realtà. Ci si crede immortali perché ci si fa il bagno     alle terme, fra statue di marmo”

    “.. non vedo che Greci abbrutiti dall’intelligenza e dal commercio e Geti abbrutiti dalla     miseria e     dall’ignoranza”

    “Ho ancora presente questo giorno:il primo giorno di guerra della mia vita. Mi sento ridicolmente orgoglioso,     io che odio le armi, la guerra, il sangue versato per una causa dubbia. Eppure oggi sono tra i difensori. Tutto il     corpo mi fa male (……..) Sono un guerriero e , nonostante la mia età, sopporto bene la fatica e le emozioni.     Sono ancora capace di vivere” (paf 49-51)

Ovidio e la pesca:

    “la terra e il mare e forse anche il cielo nascondono molti segreti. Del resto anche l’uomo. Come quelle acque     senza fondo, dove le nostre reti non arrivano,

    anche noi custodiamo segreti meravigliosi e terribili. Quale sarà la rete in grado di strapparceli Saremo     migliori o peggiori, nel momento in cui ci conosceremo fino in fondo ?  ***// Il sogno spirituale del pesce  che     gli rivela la strada cercata per tutta la vita, il suo obiettivo, la fine del suo lungo viaggio  (pag 73,74 )

QUARTO ANNO

Ovidio e l’inverno a Tomi:

    “Senza vederli, sento i fiocchi di neve cadere piano piano sul mio giardino. Non fanno nessun rumore, ma la     loro caduta aumenta il silenzio e crea come un altro suono che ho imparato a conoscere.”

Ovidio e Comuzu:

    “E’ tutto assurdo a Roma , visto con gli occhi di Comuzu ” .il divorzio tra marito e moglie, le case alte sei     piani….

    ” Ha la pianta dei piedi grigia, indurita dal contatto con la terra, in apparenza insensibile ai sassi, al calore, al     freddo. Parla ai cavalli come se fosero  suoi simili, si arrabbia con loro , sorrìe, e spesso ignora la mia     presenza, tutto preso da questa conversazione che sembra un monologo, ma non lo è, perchè i cavalli gli     rispondono , a modo loro.”

Ovidio e il sacerdote della Radura dei meli ,

    Questo è l’incontro più importante del quarto anno , nei sei mesi di viaggio nella regione dei Daci .Con lui, o     grazie a lui,  Ovidio ha un’ esperienza mistica .

    ” la tua anima sarà sempre più aperta all’unico soffio” (pag 121-122)

Il suono della  fine del viaggio nella regione dei Daci:

    Davanti al Danubio , ” I cavalli si erano fermati. Nessuno di muoveva. Un corvo passò sopra le nostre teste,     tanto basso che sentimmo il sibilo delle sue ali:

    si accorse di noi, mandò un grido di sorpresa e di paura e si lanciò sconvolto verso un’altra direzione. Le acque     del fiume avevano il colore di quel grido “

QUINTO ANNO

Ovidio e l’attesa di una Trasformazione

    “L’uomo non cambia mai , nulla al mondo può cambiarlo, la più  profonda esperienza non riesce a     trasformare la sua essenza , che è definitiva. Si invecchia, questo è tutto. Si giudicano le cose con minore     leggerezza e si agisce con maggior saggezza, dopo una crisi o una conoscenza rivelatrici del mondo “(pag 135-136)

Ovidio e la morte di Augusto , il suo cane ucciso da un’aquila:

    “ Ho seppellito il corpo di Augusto sotto un profondo strato di sabbia e sono rincasato,     sconvolto da questa     tragedia che non mi lascerà dormire(…..) Staserà scriverò a chiunque, pur di tuffarmi nel passato, per     dimenticare questo pomeriggio che mi farebbe tremare di gioia, se accettassi di tradurlo in simboli “

Ovidio e la morte d Augusto l’imperatore:

    “Parlare di Augusto e della sua ascensione al cielo non è facile, ma la morte dei nostri nemici, anche dei più     crudeli, trasforma a poco a poco lodio in indifferenza e l’indifferenza in oblio”

Zalmoxis e il segreto dell’orso (pag 156)

    “Anche il medico Teodoro somiglia  un orso  (…..) Gli ho parlato del mio viaggio n Dacia e

    della mia conversazione con il sacerdote (…)  Il mondo è un arena in cui si affrontano il     Bene e il Male. Alla     fine vincerà il Bene ma il combattimento dura ancora, in cielo , sulla terra, in noi stessi.(…)Scoprii anche     un’altra cosa straordinaria:ogni uomo ricco o povero, re     o schiavo, poeta o soldato, porta in sé la     promessa dell’eternità”

Teodoro e il racconto della nascita del Messia (pag 163-164):

    “In quel momento il bambino aprì gli occhi e mi guardò. I suoi occhi vedevano già , lo giuro…”

SESTO ANNO

Ovidio e la morte :

    “ Da giovane….il mondo sembrava non conoscere tragedia, perché  la morte per me era una semplice idea ,     impensabile come realtà personale.”

Il delitto di Erimone:

    “Con il mio delitto ho perso la tua amicizia ? No, Erimone. Sono qui per confortarti, perché il tuo delitto non     accrescerà la tua felicità, ma la tua sofferenza.”

La lettera di Teodoro da Roma:

    “Mio fratello in Dio:la formula inattesa schiudeva davanti ai miei occhi, una nuova visione del mondo.(….) gli     stessi vincoli mi legavano a tutti quelli che attendevano nel mondo (….) poiché ogni frontiera tra gli uomini è a     un tratto ridicola”

L’Arte di amare e le altre sue opere alla luce della nascita del Messia :

    “Tutta la mia opera, tutto ciò che ho scritto e pensato, all’infuori di questo diario, mi si     sbriciola fra le dita     come     una statua di cenere. La mia Arte di amare…come potrei scriverla di nuovo, dopo averlo sentito     parlare?     L’amore che ho cantato non è amore.”

    “Non sopravvivrò alle mie opere , a meno che gli uomini del futuro non conserveranno, in mezzo alla vera     conoscenza che sarà loro donata, il piacevole e inutile vizio della curiosità”

Roma e il luogo della nascita del Messia (pag 184-185)

    “Allora perché lui non è nato qui ? La risposta è semplice: perché si compia il suo destino.

    I profeti parlano di sofferenza e di umiliazione. Qui nessuno lo avrebbe fatto soffrire. L’intero popolo, dai re ai     pastori, lo avrebbe seguito subito.”

    “Augusto mi ha esiliato per farmi soffrire e ho sofferto. Ma ora so che Roma, quella Roma che all’inizio della     mia sofferenza era oggetto di tutti i miei pensieri, non si trova al centro di tutte le vie terrene, ma da un’altra     parte, alla fine di un’altra strada. E so che Dio è nato , anche lui, in esilio.”

La reazione di Erimone quando sente parlare del Messia:

    “Preferisco i mie dèi e le loro catene e questa somiglianza con le bestie. Il tuo Dio è troppo complicato e     scomodo. Nessuno lo vorrà accettare, no complica terribilmente le cose.Ci rende responsabili. Io nono voglio     responsabilità. Preferisco essere lo zimbello dei miei dèi, la libertà mi rende colpevole” (pag 190)

SETTIMO ANNO

La partenza di Dokia con Onorio e sua figlia

    “Stelle cadente finivano in mare:eravamo ad agosto, il mese in cui il cielo parla alla terra con lunghi segni     indecifrabili.”

Ovidio s’interroga sul compito dei poeti:

    Dio parla ai profeti, ma anche i poeti sono profeti, sono il punto di unione tra la belezza e gli uomini, e se la     bellezza è Dio, i poeti dovrebbero essere rivelatori dell’esistenza del vero Dio”

La risposta di Ovidio a Lucio Sisenna sull’amore vero e del suo amore per Dokia:

    pag 216 “(…..)Occorrono parole nuove, una visione nuova della vita e una nuova religione, per trovare la     possibilità di creare un linguaggio nuovo e di esprimere tutto ciò che gli uomini di oggi provano in fondo al     cuore     e che la loro ignoranza impedisce di esprimere attraverso giudizi e parole. Ho scritto sull’amore così com’era in     un mondo in procinto di morire .”

    “Una donna dacia,in pochi anni , mi ha fatto conoscere più verità di tutte le donne di Roma.  Non mi è mai     appartenuta, non le ho mai parlato del mio amore, ma vicino a lei ho potuto giudicarmi con totale sincerità “.

OTTAVO ANNO

La lettera di Flavio Capitone:

    “In pochi anni ho scoperto una cosa a cui non avevo avuto modo di pensare:ero felice e la felicità mi veniva     dalla terra che le mie mani avevano fatto vivere e fruttare”

Ovidio e la visione di suo fratello morto e della morte che arriva :

    “La lotta tra l’anima e il corpo, tra il tempo e l’eternità, è quanto di più penoso c’è in questo ultimo periodo     della vecchiaia. La battaglia tra paura e speranza si svoglie sulla soglia della morte. So che mio fratello si     troverà al mio fianco al momento estremo, e che sarà la mia guida. Intanto, per, ho paura”.

so colore &quot;
Ovidio e le donne : Gaia, Corinna (pag 18 ), Artemide..
Ovidio e Dokia:
&quot;Molto seria. Come tutti i barbari che non conoscono la raffinatezza del sorriso…&quot;
&quot;Come amare questo mutismo imbronciato ? e come non amarlo ? &quot;
&quot;Sei felice, Dokia? Lei annuì col capo. Non si ha bisogno di tutto ciò che si desidera , per essere felici.&quot;
Ovidio e Roma:
&quot; Fuggire, ma dove? Soltanto a Roma la vita vale la pena di essere vissuta&quot;
&quot;Si può vivere ovunque sia possibile accendere il fuoco e scambiare qualche parola. Roma non è che un
capriccio, un puntino, troppo brillante forse, in mezzo alla notte umana. &quot;
Ovidio e la scoperta di sè:
&quot;Soltanto dopo essere giunto , sradicato dal mio passato, da tutta la falsità che lo pervadeva, ho scoperto me
stesso. Soffro nel trovarmi qui….ma non rimpiangerò mai l’istante in cui mi sono potuto rivolgere liberamente
alla mia anima, senza disgusto, senza paura, senza umiliazione.
Fu sulle rive dell’ Eusino, le cui acque talvolta sembrano nere, come se la notte avesse lì la sua culla, che ho
cominciato ad essere uomo.&quot;
SECONDO ANNO
I suoni di Tomi :
&quot;Ci sono uccelli più tragici di quesi gabbiani dal volo armonioso, dal grido che strazia l’anima, come se
annunciasse un disastro, come se volesse resuscitare il ricordo di un’altra vita consacrata ai delitti più
orrendi?……….Si librano sulle ali e lanciano il loro grido acuto nella tempesta, come se volessero liberarsi dal
peso del loro passato &quot;.
L’illusione quotidiana che occulta la consapevolezza della morte (pag 39 ):
Seluro davanti al Foro scaglia della sabbia negli occhi delle belve. Dokia è la sabbia negli occhi del destino
mortale di Ovidio. (pag 40-41)
Onorio e la sua trasformazione verso l’Impero :
&quot;Bisogna essere un incosciente o un privilegiato del regime, per non desiderare un cambiamento&quot;
Erimone ,compagno durante l’assedio, cerca un’ amante giovane
&quot;Ho bisogno di amore per dimenticare la vecchiaia che si avvicina, la morte, il mio aspetto, il mio presente, il
mio passato , la stupidità di questa vita che mi sono fatto da me , giorno dopo giorno &quot;
La guerra secondo Dizzace, padre di Dokia e la riflessione di Ovidio
&quot;Si potrebbe vivere in pace, se non si avesse paura gli uni degli altri. La paura ci fa parlare lingue differenti.
Così la vita diventa una guerra senza fine, è guerra ogni giorno di più. Si fabbricano armi, invece di inventare
parole di pace. Tu che lavori le parole, come io lavoro la terra, perché non inventi la parola di pace? &quot;
&quot;Ci sono uomini come me che muoiono di fame ma, ancora prima di ascoltarli, noi li abbiamo ricevuti con le
frecce, dietro le porte chiuse….Loro non hanno saputo parlarci e noi non abbiamo saputo ascoltarli.&quot;
TERZO ANNO
Lidya e la passione di un’estate: