Gruppo di lettura Momo

Il blog ufficiale del gruppo di lettura della biblioteca di San Pellegrino (Reggio Emilia)

Visualizza gli articoli pubblicati da francesca

Carissimi amici e amiche del gruppo di lettura  MOMO

Nei prossimi giorni lascio  la biblioteca dove ho lavorato per oltre 32 anni.

Mi sembra doveroso comunicarlo a coloro che ho “conosciuto” lungo il percorso professionale di questi anni, e in particolare a quei colleghi che sono stati fondamentali per la loro  disponibilità e per la loro qualità.

Molti di voi hanno lasciato tracce indelebili nel mio vissuto, condividendolo in alcuni casi,  influenzandolo in altri.

Sono coloro con i quali la relazione morale ha prevalso su quella formale del lavoro.

Verso queste persone non verranno mai meno i sentimenti di stima e di riconoscenza e  tutte le volte che la fortuna ci permetterà il rinnovo di un incontro ne sarò ben lieta.

Chi mi conosce sa che non amo festeggiamenti di rito per cui rinnovo con queste poche righe la  gratitudine a tutta  la biblioteca Panizzi e alle decentrate per la ricchezza di una esperienza  professionale e personale che mi ha permesso di crescere e di formarmi.

Sono stati anni intensissimi, impegnativi ma straordinariamente generosi sia sul piano  professionale che  umano.

Questo lo debbo a tutti coloro che hanno riposto fiducia in me .

Quelli che con me hanno lavorato a  cominciare dal piccolo nucleo di uomini e donne della biblioteca San Pellegrino – Marco Gerra.

Senza di loro quasi nulla di quanto fatto  sarebbe stato possibile, per arrivare a dirigenti e colleghi.

A tutti voglio esprimere la mia più sincera riconoscenza.

Quando sono entrata faticavo a credere a coloro che mi dicevano”vedrai la biblioteca  ti entra  dentro”;avevano ragione per questo non potrà dirsi un abbandono.

La biblioteca  per me non sarà una ufficio  per cui ho lavorato ma una parte di me da portare con  orgoglio nel cuore.

 

Grazie e un grande abbraccio a tutti

Giovanna Scarabelli

 

 

Carissime amiche e amici del gruppo di lettura Momo

Forse non tutti lo sanno. Sto andando in pensione!

Chi mi conosce sa che amo festeggiare .

Questa è un’occasione che non voglio farmi sfuggire.

Vorrei incontrarvi tutti e salutarvi con un rinfresco e  tanta musica dal vivo

DOMENICA 20 NOVEMBRE alle ore 18,00 

presso la “mia biblioteca” di San Pellegrino.

Per esigenze organizzative gradirei una conferma della vostra partecipazione entro la fine di ottobre alla mia e-mail personale

scarabelli.giovanna@virgilio.it

Un abbraccio a tutti.

Vi aspetto ! Non ci sono scuse ! 

Giovanna 

Il prossimo incontro sarà giovedì 3 novembre 2016 alle ore 20 in biblioteca dove mangeremo una pizza insieme e condivideremo le letture sul tema: la musica.

Domenica 20 novembre alle 18,30 in biblioteca siamo invitati alla festa per il pensionamento di Giovanna!!! Per le adesioni occorre telefonare a Monica in biblioteca.

  • Stefania Re, I segni di una manifesta pazzia – Franco Angeli editore
  • Gianmarco Testa, Da questa parte del mare – Einaudi
  • Edoardo Albinati, La scuola cattolica – Rizzoli
  • Melania Mazzucco, Sei come sei – Einaudi
  • Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi – Frassinelli
  • Joseph Roth, La cripta dei cappuccini – Adelphi
  • Italo Calvino, Gli amori difficili – Mondadori
  • Hamif Kurishi, il buddha delle periferie – Bompiani
  • Valerio Evangelisti, Vivere lavorando o morire combattendo. Il sole dell’avvenire vol 1 – Mondadori
  • Valerio Evangelisti, Chi ha del ferro ha del pane. Il sole dell’avvenire vol 2 – Mondadori
  • Valerio Evangelisti, Nella notte ci guidano le stelle. Il sole dell’avvenire vol 3 – Mondadori
  • Ryan Gattis, Giorni di fuoco – Guanda
  • Hakan Gunday, A con Zeta – Marcos y Marcos
  • William Finnegan, Giorni selvaggi – ed 66th and 2nd
  • Walter Veltroni, Ciao – Rizzoli
  • Haruki Murakami, Sonno – Einaudi
  • Caterina Bonvicini, Tutte le donne di – Garzanti
  • Natasa Dragnic, Ogni giorno, ogni ora – Feltrinelli
  • Annie Ernaux, Gli anni – l’orma editore
  • Annie Ernaux, L’altra figlia – l’orma editore
  • Concita De Gregorio, Cosa pensano le ragazze – Einaudi
  • Marie Kondo, Il magico potere del riordino – Vallardi
  • Jan McEwan, Espiazione – Einaudi
  • Winifred Watson, Un giorno di gloria per Miss Pettigrew – Neri Pozza
  • Nadine Gordimer, Luglio -Feltrinelli
  • Doris Lessing, L’erba canta – La tartaruga
  • Kader Abdolah, La casa della moschea – Iperborea
  • Kader Abdolah, Scrittura cuneiforme – Iperborea
  • Kader Abdolah, Ritratti e un vecchio sogno - Iperborea
  • Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte – Rizzoli
  • Paolo Barozzi, Con Peggy Guggenheim. Tra storia e memoria – Marinotti
  • Antonio Lobo Antunes, In culo al mondo – Einaudi
  • Susan Abulhawa, Nel blu tra il cielo e il mare – Feltrinelli
  • Michelle Cohen Corasanti, Come il vento tra i mandorli – Feltrinelli
  • Jan-Phillip Sendker, Il sussurro delle ombre – BEAT
  • Julian Fellowes, Belgravia – Neri Pozza
  • Federico De Roberto, I Vicerè – Mondadori
  • Simonetta Agnello Hornby, La zia marchesa – Feltrinelli

Il prossimo incontro sarà il 29 settembre 2016 dove condivideremo le nostre letture estive.

Buona estate!

Ci sono dei temini in alcune lingue che esprimono concetti che in italiano richiederebbero un’intera frase…:

“TSUNDOKU”: un libro comprato ma non ancora letto, di solito impilato con altri libri mai letti.

  • Haruki Murakami, La strana biblioteca – Einaudi
  • Haruki Murakami, Kafka sullan spiaggia  - Einaudi
  • Haruki Murakami, L’uccello che girava le viti del mondo - Einaudi
  • Haruki Murakami, 1Q84 – Einaudi
  • Haruki Murakami, Tokio blues, norvegian wood – Einaudi
  • Haruki Murakami, A sud del confine, a ovest del sole - Einaudi
  • Banana Yoshimoto, L’abito di piume – Feltrinelli
  • Banana Yoshimoto, Kitchen – Feltrinelli
  • Banana Yoshimoto, Il lago - Feltrinelli
  • Banana Yoshimoto, Il nome di una donna - Feltrinelli
  • Carl Bruckner, Il gran sole di Hiroshima – Giunti
  • Ogawa Yoko, L’anulare – Adelphi
  • Ogawa Yoko, La formula del professore - Il saggiatore
  • Yasushi Inoue, Il fucile da caccia – Adelphi
  • Yukio Mishima, Confessioni di una maschera – Feltrinelli
  • Arthur Golden, Memorie di una geisha – TEA
  • Amèlie Nothomb, Stupore e tremore – Voland
  • Antonietta Pastore, Mia amata Yukiro – Einaudi
  • Kazuo Ishiguro, Quel che resta del giorno – Einaudi
  • Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi- Einaudi
  • Kazuo Ishiguro, Il gigante sepolto - Einaudi

Abbiamo condiviso pensieri ed impressioni sui libri suggeriti la volta scorsa:

  • Tiziano Terzani, Un indovino mi disse – TEA
  • Venedikt Eroféev, Mosca-Petuski. Poema ferroviario – Quodlibet
  • Emmanuel Carrére, Limonov – Adelphi
  • Vasilij Grossman, Vita e destino – Adelphi

Abbiamo definito un calendario dei prossimi incontri:

  • 26 maggio 2016, area geografica: il Giappone
  • 16 giugno 2016, libro condiviso: Haruki Murakami, L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio - Einaudi

Altri testi consigliati durante la serata:

  • Haruki Murakami, Uomini senza donne - Einaudi
  • Doris Dorrie, L’uomo dei miei sogni – La tartaruga
  • Vermes Timur, Lui è tornato – Bompiani
  • Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato – Feltrinelli
  • John E. Williams, Stoner – Fazi
  • Kader Abdalah, La casa della moschea – Iperborea
  • Kader Abdalah, Scrittura cuneiforme – Iperborea
  • Inoue Yasushi, Il fucile da caccia – Adelphi

 

PENSIERI DONATI, TRATTI DA “UN INDOVINO MI DISSE” DI TIZIANO TERZANI…

 

Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile.

 

Uno non ha bisogno di credere alle previsioni del tempo per uscire di casa con l’ombrello in una giornata nuvolosa. La pioggia è una possibilità, l’ombrello una precauzione.
Perché provocare la sorte se proprio quella ti fa cenno, ti dà un suggerimento? Al tavolo della roulette quando il nero è uscito tre o quattro volte di seguito ci sono giocatori che, contando sulle probabilità statistiche, puntano allora tutto quel che hanno sul rosso. Io no. Ripunto sul nero. Non è in questo senso che la pallina mi ha fatto l’occhiolino?

 

La profezia era la scusa. La verità è che uno a cinquantacinque anni ha una gran voglia di aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare al mondo con occhi nuovi, di rileggere i classici, di riscoprire che il sole sorge, che in cielo c’è la luna e che il tempo non è solo quello scandito dagli orologi. Questa era la mia occasione e non potevo lasciarmela scappare.

 

A far finta, per un po’, d’esser ciechi si scopre che, per compensare la mancanza della vista, tutti gli altri sensi si affinano.

 

Tutto è diventato così’ facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legato a uno sforzo.

 

La profezia che mi riguardava mi dava la possibilità di esplorare i vari metodi, di battere nuove vie della conoscenza, e di affrontare questo strano mondo di mistero tante volte intuito, intravisto, sfiorato, ma mai preso abbastanza sul serio.

 

Forse è un fenomeno generale. Ora che i rapporti di gruppo diventano più frammentari, che la natura recede sempre più dalla vita quotidiana della gente, ora che la soluzione di tutti i problemi è esclusivamente delegata alla scienza, ora che la morte è sempre più un tabù rimosso dalla vita e non è più vissuta coralmente, la gente è sempre più incerta sul senso del destino e cerca consolazione, comprensione, speranza, amicizia dove può.

 

Nel Siddharta di Hermann Hesse uno dei tanti bellissimi passaggi è quello in cui il principe, che diventa presto Buddha, l’Illuminato, è seduto sulla riva del fiume e capisce che, senza più la misura del tempo, il passato e il futuro sono sempre presenti, come il fiume che allo stesso momento è là dove lo si vede, ma è anche alla sorgente e alla foce. L’acqua che ha ancora da passare è il domani, ma c’è già, a monte, quella che è scivolata via è l’ieri, ma c’è ancora, altrove, a valle.

 

Da una parte il passato dove tutti vogliono strappare i laotiani, dall’altra il futuro verso cui tutti credono di dover correre. Su quale sponda la felicità?

 

Nella tradizione cinese, la tartaruga ha un altro grande valore: è il simbolo del cosmo. La parte inferiore del guscio è un quadrato, la terra; quella superiore è un globo, il cielo. La tartaruga dunque racchiude in sé la totalità di spazio e di tempo e, siccome chi domina questi due elementi può capire il passato e leggere il futuro, la tartaruga è stata da sempre utilizzata nella divinazione.

 

Forse in ogni uomo c’è un primordiale, istintivo bisogno, ogni tanto, di imporsi dei limiti, di scommettere con delle difficoltà, per poi sentire di essersi “meritato” qualcosa di desiderato.

 

Il caso? Difficile dire che non esiste, ma in qualche modo mi andavo convincendo che gran parte di quel che sembra succedere appunto “per caso”, siamo noi che lo facciamo accadere; siamo noi che, una volta cambiati gli occhiali con cui guardiamo il mondo, vediamo ciò che prima ci sfuggiva e per questo credevamo non esistesse.  Il caso, insomma, siamo noi.

 

A me è sempre piaciuta la storia del Buddha che arriva a un fiume, la gente gli chiede di traversarlo camminandoci sopra, e lui, indicando la barca, dice: “con quella è più semplice”.

 

Il positivo entra ed esce dalla testa. Il negativo lascia un dubbio strisciante, un’inquietudine sorda; perché la paura è in fondo della condiziona umana.

 

Il pericolo è nella vita stessa, anche tu sei nato per morire.

 

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarsi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro di umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.

 

La depressione diventa un diritto, quando uno si guarda attorno e non vede niente o nessuno che lo ispiri, quando il mondo sembra scivolare via in una gora di ottusità e di grettezza materialista. Non ci sono più ideali, non ci sono più fedi, non ci sono più sogni. Non c’è più niente di grande in cui credere; non un maestro cui rifarsi.

 

La musica sembra ormai fatta per arrivare alle orecchie, non all’anima; la pittura è spesso un’offesa agli occhi; la letteratura, anche lei, è sempre più dominata dalle leggi del “mercato”. E chi legge più poesia? Il suo valore esaltante è stato dimenticato! Eppure una poesia può accendere nel petto un calore, forte come quello dell’amore. Una poesia, meglio di tutti i whiskies, meglio del Valium e del Prozac, potrebbe “tirare su”, sollevare l’animo, perché alza il punto di vista da cui guardare il mondo. Quando ci si sente soli ci sarebbe da trovare più compagnia nel leggere dei bei versi che nell’accendere la televisione!

 

Come alla roulette: c’è sempre qualcuno che ha messo la sua posta sul numero che esce. Ma al gioco successivo quel qualcuno è un altro.

 

Viaggiare ha senso solo se si torna con qualche risposta nella valigia.

 

Il saggio sa che la vita non è che una fiammella scossa da un vento violento.

 

Ciascuno dovrebbe, ogni tanto, riaffermare il diritto al silenzio, per risentire se stesso, per riflettere e ritrovare un po’ di sanità.

 

Ora toccava a me. Avevo messo la cavezza a questa bestia che era la mia mente; si trattava di decidere in che direzione cavalcare.

 

Da qualche parte c’è qualcuno, per il quale nessuno ha votato, che spinge perché il mondo giri sempre più alla svelta, perché gli uomini diventino sempre più uguali in nome di una roba chiamata «globalizzazione» di cui pochi conoscono il significato e ancor meno hanno detto di volere.

 

È nell’armonia fra le diversità che il mondo si regge, si riproduce, sta in tensione, vive. Per questo c’è una qualche ragione di rimpiangere il comunismo, non in quanto tale, ma in quanto alternativa, contrapposizione. Senza più quello, s’è creato oggi nel mondo uno squilibrio e la stessa parte che crede di aver vinto soffre ora di quella mancanza di tensione che dopotutto stimolava la sua creatività.

 

Appena si decide di farne a meno, ci si accorge di come gli aerei ci impongono la loro limitata percezione dell’esistenza; di come, essendo una comoda scorciatoia di distanze, finiscono per scorciare tutto: anche la comprensione del mondo.

 

Oggi le alternative di ciascuno sono molte di più, la mobilità sociale ha aperto a tutti la possibilità di aspirare a qualsiasi cosa, ma con ciò nessuno è più «predestinato » a nulla. È forse per questo che la gente è sempre più disorientata e incerta sul senso della propria vita.

 

Libero dalla routine di tutti i giorni, senza alcun dovere tranne quello con la propria coscienza, la mente si acquieta, riaffiorano pensieri inutili, pensieri piacevoli, impressioni sconnesse e al fondo una grande gioia.

 

Tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se legato a uno sforzo. Così con i paesi. Leggere una guida, saltando da un aeroporto all’altro, non equivale alla lenta, faticosa acquisizione – per osmosi – degli umori della terra cui, con il treno, si rimane attaccati.

 

Ho scoperto prestissimo che i migliori compagni di viaggio sono i libri: parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuole silenzio.
Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla.

 

Dopo cena m’ero messo a poppa, sdraiato sulla assi di legno.
Con lo sguardo perso nell’infinità del cielo, ero distratto solo dai pensieri che giocavano a rincorrersi e mi parve che, grazie all’indovino di Hong Kong, stavo ritrovando non solo il piacere di viaggiare, ma anche quello di vivere.
Non avevo più angosce, non sentivo come un dramma il passare delle giornate, ascoltavo chi mi parlava, godevo di quel che mi succedeva attorno, avevo agio per mettere ordine nelle mie impressioni, per riflettere.
Avevo tempo e silenzio: qualcosa di così necessario, di così naturale, ma ormai diventato un lusso che solo pochissimi riescono a permettersi.
Per questo dilaga la depressione!

 

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare. Darsi tempo, stare seduti in una casa da tè a osservare la gente che passa, mettersi in un angolo del mercato, andare a farsi i capelli e poi seguire il bandolo di una matassa che può cominciare con una parola, con un incontro, con l’amico di un amico di una persona che si è appena incontrata e il posto più scialbo, più insignificante della terra diventa uno specchio del mondo, una finestra sulla vita, un teatro d’umanità dinanzi al quale ci si potrebbe fermare senza più il bisogno di andare altrove. La miniera è esattamente là dove si è: basta scavare.

 

 

Abbiamo concordato la data del prossimo incontro, il 21 aprile 2016, dove si condivideranno pensieri e impressioni sul libro “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani.

Michele, un nuovo simpatizzante del gruppo Momo, ci ha inoltre consigliato la lettura del libro “Mosca-Petuskì. Poema ferroviario” di Eroféev Venedìkt.

Jon Kalman Stefansson, Paradiso e inferno – Iperborea

Arnaldur Indridason, Le abitudini delle volpi – Guanda

Arnaldur Indridason, Un grande gelo – Guanda

Andur Ava Olafsdottir, Rosa candida – Einaudi

Andur Ava Olafsdottir, La donna è un’isola – Einaudi

Andur Ava Olafsdottir, L’eccezione – Einaudi

A. S. Byatt, La cosa nella foresta – Einaudi

Hallgrimur Helgason, 101 Reykjavik – Guanda

Halldor Laxness, L’onore della casa – Iperborea

Claudio Magris, L’infinito viaggiare – Mondadori

Ernesto Che Guevara, Latinoamericana – Feltrinelli

Italo Calvino, Sotto il sole giaguaro – Mondadori

David Almond, Mina – Salani

Lois Lowry, The giver-il donatore – Giunti

Niccolò Ammaniti, Anna – Einaudi

Tonino Guerra, Odiséa – Bracciali

L. Frank Baum, Il meravigioso mago d Oz – Elliot

Dr. Seuss, L’uovo di Ortone – Giunti junior

Dr. Seuss, Ortone e i piccoli chi - Giunti junior

Gianni Rodari, I viaggi di Giovannino Perdigiorno – Emme edizioni

Michael Ende, Le avventure di Jim Bottone – Mondadori

Katherine Rundell, Sophie sui tetti di Parigi – Rizzoli

Aaron Becker, Viaggio – Feltrinelli

Dieudonné Clé, Vacanze da ufo – Terre di mezzo

Robert Pirsig, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta – Adelphi

Abraham Yehoshua, Il responsabile delle risorse umane – Einaudi

Andrei Makine, La musica di una vita – Einaudi

Nina Berberova, Il giunco mormorante – Adelphi

Roberto Occhi, Che Guevara, la più completa biografia – Verdechiaro

Helga Weiss, Il diario di Helga – Einaudi

Bruce Chatwin, In Patagonia – Adelphi

Fulvio Ervas, Se ti abbraccio non aver paura – Marcos y Marcos

Jhumpa Lahiri, In altre parole – Guanda

Virginia Woolf, Diari di viaggio in Italia, Grecia, Turchia – Mattioli

Eric Hansen, In viaggio con Mohammed – Feltrinelli

Luis Sepulveda, Patagonia Express – Feltrinelli

Robert Stevenson, L’isola del tesoro – Garzanti

Marinella Barigazzi, Chissà – Kite

Susan Vreeland, La passione di Artemisia – Beat

Hans Traxler, Viaggo al centro della spugna – Un libro in tasca

Veronique Massenot, Viaggio su una nuvola – Jaka Book

Tiziano Terzani, Un’idea di destino – Longanesi

Majid Valcarenghi, Il D/io perduto – Intento

Luciano Del Sette, Quella volta che in viaggio… – Feltrinelli

Costantinos Kavafis, Settantacinque poesie – Einaudi

Herman Hesse, Viaggiare – Marcos y Marcos

Bruce Chatwin, Anatomia dell’irrequietezza – Adelphi

Dino Buzzati, racconti:

  • I sette messaggeri
  • Qualcosa era successo
  • Direttissimo

 

CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO

 

Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi
per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.

Chiedo congedo a voi
senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti (fumare,
scambiandoci le sigarette),
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche messi alle strette
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio)’ confidare.

(Scusate. E una valigia pesante
anche se non contiene gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
non fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare.)

Dicevo, ch’era bello stare
insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo – odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, dottore,
e alla sua faconda dottrina.
Congedo a te, ragazzina
smilza, e al tuo lieve afrore
di ricreatorio e di prato
sul volto, la cui tinta
mite è sì lieve spinta.
Congedo, o militare
(o marinaio! In terra
come in cielo ed in mare)
alla pace e alla guerra.
Ed anche a lei, sacerdote,
congedo, che m’ha chiesto se io
(scherzava!) ho avuto in dote
di credere al vero Dio.

Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.

Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.

Scendo. Buon proseguimento

(Giorgio Caproni)

 

LA STAZIONE

Il mio arrivo nella città di N.
è avvenuto puntualmente.

Sei stato avvertito
con una lettera non spedita.

Hai fatto in tempo a non venire
all’ora prevista.

Il treno è arrivato sul terzo binario.
È scesa molta gente.

La mia persona, assente,
si è avviata all’uscita tra la folla.

Alcune donne mi hanno sostituito
frettolosamente
in quella fretta.

A una è corso incontro
qualcuno che non conoscevo,
ma lei lo ha riconosciuto
immediatamente.

Si sono scambiati
un bacio non nostro,
intanto si è perduta
una valigia non mia.

La stazione della città di N.
ha superato bene la prova
di esistenza oggettiva.

L’insieme restava al suo posto.
I particolari si muovevano
sui binari designati.

È avvenuto perfino
l’incontro fissato.

Fuori dalla portata
della nostra presenza.

Nel paradiso perduto
della probabilità.

Altrove.
Altrove.
Come risuona questa parolina.

(Wisława Szymborska)

 

Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli.

Emilio Salgari

 

Ci sono molti modi di viaggiare, il migliore è di non partire.

Ennio Flaiano

 

Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.

Marc Twain

 

Il viaggio non soltanto allarga la mente: le da forma.

Bruce Chatwin

 

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.

Marcel Proust

 

Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo nè finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati: è il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile.

Kapucinski